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C. Giron-Panel/ A.-M. Goulet (éd.), La musique à Rome au XVIIe siècle : études et perspectives de recherche, Rome 2012.

 

A.-M. Goulet/G. zur Nieden (ed.), Europäische Musiker in Venedig, Rom und Neapel / Les musiciens européens à Venise, Rome et Naples / Musicisti europei a Venezia, Roma e Napoli 1650-1750, Kassel 2015 (= Analecta Musicologica 52).

"La sirena delle sirene: Venezia e i musicisti stranieri nel Seicento" e "Tra Roma e Napoli: un inesauribile scambio musicale e imprenditoriale"

26.05.2011, 11:00 - 13:00 h  | EFR
Jonathan e Beth Glixon (University of Kentucky, USA) e Paologiovanni Maione (Conservatorio di Avellino)

 

Jonathan e Beth Glixon
La sirena delle sirene: Venezia e i musicisti stranieri nel Seicento
La cappella ducale di San Marco ebbe, durante il Rinascimento, il ruolo di principale forza attrattiva per i musici stranieri diretti a Venezia. Dagli anni trenta del Seicento, però, la situazione cambiò notevolmente. Infatti suonatori e cantori continuavano ad arrivare nella città lagunare per entrare nella cappella, ma l’attrazione più importante divenne quella dei teatri. Le cantanti romane occuparono sin dall’inizio un ruolo importante sui palchi veneziani; quasi tutte le prime donne, le cosidette “sirene dell’Adriatico”, provenivano da Roma o da altre città non venete, come anche molti dei castrati e compositori. Mentre la maggior parte delle donne lasciavano Venezia alla fine della stagione operistica, alcuni degli uomini furono assunti nella cappella marciana, divenendo così residenti fissi della Serenissima Repubblica.

Paologiovanni Maione
Tra Roma e Napoli: un inesauribile scambio musicale e imprenditoriale
La relazione prenderà in esame quei flussi artistici che tra seconda metà del Seicento e primo Settecento affollano le strade tra le due capitali in un fruttuoso scambio di idee e stili. Partendo dal ruolo delle compagnie che dalla città papalina invadono la sala teatrale e gli edifici religiosi e aristocratici napoletani, si traccerà poi quello scenario che lentamente provvede a ribaltare il fenomeno con la presenza nell'urbe delle maestranze "partenopee" esportatrici di nuovi generi e professionalità agguerrite.

 


 

Resoconto

Jonathan e Beth Glixon | La sirena delle sirene: Venezia e i musicisti stranieri nel Seicento

 

Jonathan Glixon ha aperto il suo intervento ricordando con un excursus storico il grande numero di musicisti stranieri che, sin dal XV secolo, hanno soggiornato a Venezia, attratti dalle molte occasioni lavorative che la città presentava.

Se nei secoli XV e XVI le istituzioni più prestigiose erano senza dubbio la Cappella di S. Marco e gli Ospedali, nel XVII secolo, con l’affermarsi del teatro d’Opera, il mercato musicale viene a modificarsi. Infatti precedentemente i cantanti arrivavano a Venezia con l’idea di trovare un posto di lavoro fisso e stabilirsi nella Serenissima; il loro rapporto con la città è dunque di carattere pluriennale. I cantanti d’opera, invece, arrivano a Venezia per la stagione operistica, per poi ripartire alla fine delle repliche.

Il reclutamento dei cantanti e delle cantanti nelle altre città italiane e straniere passava attraverso un lavoro di impresari e intermediari che ci hanno lasciato molte tracce della loro presenza a Venezia.

Se i cantanti uomini speravano, con l’arrivo a Venezia per la stagione operistica, di conquistare un posto stabile nella Cappella Marciana, la situazione della cantanti è differente. Le loro permanenze sono infatti limitate alla stagione operistica.

Le prime cantanti donne arrivarono a Venezia con una compagnia; alcune con aristocratici in viaggio, come Antonia Coresi, damigella di Maria Mancini Colonna, che prese parte alle rappresentazioni operistiche della stagione 1665 facendo successivamente il viaggio tra Roma e Venezia a seguito dei suoi protettori.

Tra i numerosi esempi di “sirene” straniere attive a Venezia riportati da Glixon ricordiamo inoltre Vincenza Giulia Masotti, allieva di Giacomo Carissimi, reclutata dal 1662 dal Grimani e che continuerà i suoi viaggi tra Roma e Venezia per sei anni; Anna Renzi rimase a Venezia per ben diciannove anni e solo raramente la troviamo in altre città.

 


Paologiovanni Maione | Tra Roma e Napoli: un inesauribile scambio musicale e imprenditoriale

 

Nella seconda parte del seminario di studio, Paologiovanni Maione ci ha presentato molti elementi che testimoniano quanto lo scambio culturale traRoma e Napoli sia stato ricco tra 6 e 700.

Lo studioso ha aperto il suo intervento ricordando come i viaggi di musicisti tra Roma e Napoli si inserisca in un contesto più ampio di viaggi e di scambi. I musicisti viaggiatori contribuirono alla diffusione di repertori dissimili rendendo per noi oggi molto difficile definirei rispettivi domini, essendo l’appartenenza un concetto più professionale che geografico. Infatti gli aggettivi "romano" o "napoletano" indicano la formazione di un musicista, non la sua origine. I musicisti erano molto attenti a “esporre” la loro appartenenza (a una congregazione, piuttosto che a una famiglia nobile) come fosse un titolo nobiliare in grado di favorire la circolazione e dare un’immagine invidiabile. L’esempio di Hasse , che per due anni consecutivi supplica il Re per accedere al titolo di Maestro della Real Cappella, ci esemplifica quanto quel titolo da apporre al proprio nome a garanzia di "napoletanità" potesse essere influente nella carriera di un musicista.

Lo studioso ha poi ricordato come la seconda metà del Seicento a Napoli si aprì proprio con l’arrivo di troupe “romane” destinate a rappresentare spettacoli musicali presso il palazzo vicereale. Tra queste particolare importanza ebbe la compagnia dei “Febi Armonici”; questa affluenza di musici "forestieri" destabilizzò gli equilibri delle istituzioni napoletane, soprattutto nel momento in cui Scarlatti ebbe il ruolo di Maestro della Real Cappella senza prima esserne stato vicemaestro, come era usanza. Scarlatti, romano di formazione, diventerà uno dei più lucenti astri della scuola napoletana.

Maione ha poi indicato come possibile campo di proficue ricerche quello delle carte diplomatiche che potrebbero rivelarsi fondamentali per comprendere i flussi migratori.

Con l’accertata diaspora dei musicisti di scuola napoletana del Settecento, la Cappella Reale di Napoli diventa osservatorio privilegiato per lo studio della migrazione dei musicisti, poiché si conservano molti documenti di richiesta di permesso per andare altrove a lavorare.

Contact

Anne-Madeleine Goulet

Centre d’études supérieures de la Renaissance

59 rue Néricault-Destouches

BP 12050

F-37020 TOURS Cedex 1

anne-madeleine.goulet(at)univ-tours.fr

 

Prof. Dr. Gesa zur Nieden

Universität Greifswald

Institut für Kirchenmusik und Musikwissenschaft

Bahnhofstr. 48/49

D-17489 Greifswald

Tel.: 0049-3834-420-3522

gesa.zurnieden(at)uni-greifswald.de

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